Chiede sesso in cambio di un aiuto per l’assegnazione di una casa popolare: sindaco condannato per tentata concussione e violenza sessuale
Fondamentale il racconto fatto dalla donna vittima dell’aggressione compiuta in Comune dal primo cittadino

Tentata concussione e violenza sessuale: questi i reati che hanno portato alla condanna di un sindaco che aveva chiesto sesso a una cittadina in cambio di una casa popolare per lei e per la sua famiglia. A dare il via alle indagini è stato un esposto anonimo inviato alla Procura della Repubblica. La donna ha confermato i dettagli dell’episodio verificatosi in Comune. E i giudici hanno ritenuto inequivocabile il quadro probatorio. In sostanza, si è accertata la veridicità di quanto segnalato alla Procura della Repubblica. Più precisamente, è emerso che il sindaco ha compiuto atti di contenuto lascivo, diretti a costringere la donna a consumare con lui un rapporto sessuale in cambio del suo interessamento, quale sindaco del Comune, per l’assegnazione a lei di una casa popolare. Decisivo il racconto fatto dalla donna, che ha confermato i dettagli presenti nell’esposto anonimo arrivato in Procura. Incontestabile, secondo i giudici, l’attendibilità della donna, la quale ha confidato la disavventura vissuta a una vigilessa e al parroco del paese, ma non si è mai costituita parte civile e non ha mai sporto formale denuncia. (Sentenza 15876 del 26 aprile 2022 della Corte di Cassazione)