Colpisce con calci e pugni la porta del Pronto Soccorso: legittimo parlare di danneggiamento

I giudici sottolineano che la porta in ferro del Pronto Soccorso, contro cui l’uomo si era scagliato con calci e pugni, è risultata, all’epoca dei fatti, meno idonea al suo funzionamento, poiché per chiuderla risultava necessario tirarla con più forza

Colpisce con calci e pugni la porta del Pronto Soccorso: legittimo parlare di danneggiamento

Colpisce con calci e pugni la porta del ‘Pronto Soccorso’ e ne rende più difficoltoso l’utilizzo: legittimo parlare di vero e proprio danneggiamento. Questa la lettura data dai giudici alla condotta tenuta da un uomo nel contesto di una struttura ospedaliera in Sicilia. L’uomo evita però la condanna: ciò grazie alla non particolare gravità del danno prodotto con le proprie azioni. In premessa, i giudici ricordano che il delitto di danneggiamento può consistere nella distruzione totale di un bene o nel suo deterioramento, quando il bene oggetto del danneggiamento venga reso in tutto o in parte inservibile, e precisano che per la configurabilità del reato di danneggiamento mediante deterioramento è necessario che la capacità della cosa di soddisfare i bisogni umani o l’idoneità della cosa di rispettare la sua naturale destinazione risulti ridotta con compromissione della relativa funzionalità. Passando alla vicenda oggetto del processo, i magistrati annotano che la porta in ferro del ‘Pronto Soccorso’, contro cui l’uomo si era scagliato con calci e pugni, è risultata, all’epoca dei fatti, meno idonea al suo funzionamento, poiché per chiuderla risultava necessario tirarla con più forza. Di conseguenza, è palese il delitto di danneggiamento realizzato dall’uomo, poiché la condotta dolosa da lui tenuta ha compromesso, sia pure in modo contenuto, la funzionalità del bene tutelato. (Sentenza 5563 dell’8 febbraio 2023 della Corte di Cassazione)  

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