Geloso della compagna, la costringe a vivere isolata dal resto del mondo: condannato per maltrattamenti
Inequivocabili i comportamenti, vessatori e violenti, tenuti dall’uomo nei confronti della donna

Geloso della compagna, le nega perfino la possibilità di partecipare ad un pranzo aziendale: sacrosanto parlare di maltrattamenti, sanciscono i giudici (sentenza numero 1231 del 13 gennaio 2025 della Cassazione). Inequivocabili i comportamenti vessatori e violenti tenuti tra le mura domestiche dall’uomo, il quale ha costretto la donna a subire atteggiamenti inaccettabili, sfociati spesso in insulti (rivolti anche alla prima figlia della donna, avuta da una precedente relazione) e minacce, causati da una eccessiva gelosia, fino ad arrivare a schiaffi e percosse per futili motivi. In sostanza, la donna si è ritrovata a vivere in un perenne stato di soggezione, frustrazione e soprattutto di forte agitazione e paura, ed è stata privata così della sua libertà. Senza dimenticare, poi, che in alcune occasioni l’uomo l’ha obbligata a rapporti sessuali da lei assolutamente non voluti. Per i giudici il quadro è chiarissimo: dalle dichiarazioni della persona offesa, adeguatamente confrontate col narrato di alcuni testimoni, si evince che le prevaricazioni compiute dall’uomo erano continue ed ormai caratterizzavano le modalità della convivenza del nucleo familiare. Non a caso, la responsabile del ‘Centro Antiviolenza’, a cui la donna si era rivolta per chiedere aiuto, ha raccontato di avere potuto appurare, dopo una serie di colloqui, che la donna viveva in una condizione di isolamento, costretta ad allontanarsi dalla sua famiglia di origine, dai suoi colleghi di lavoro, costretta anche a subire offese e ingiurie, a causa del deficit di linguaggio di cui soffriva. Tirando le somme, i dati di fatto, ossia la gelosia dell’uomo, l’atteggiamento di possesso nei confronti della compagna (alla quale era vietato uscire o frequentare persone senza il suo permesso, e che era stata estromessa dalle scelte relative alla crescita della figlia, vivendo così uno stato di forte sofferenza, non si devono considerare come episodi isolati, bensì come un modus vivendi imposto dall’uomo alla compagna, e sono sufficienti quindi per parlare di maltrattamenti in famiglia. In sostanza, l’uomo, durante la convivenza familiare, ha posto consapevolmente in essere reiterate condotte vessatorie, costringendo la compagna a vivere in un perenne stato di ansia e paura, inducendola così ad allontanarsi da lui al fine di preservare l’incolumità fisica.